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MARTA AZZALINI

Marta Azzalini è una delle guide turistiche più esperte della provincia di Belluno, che ha dato un importante contribuito alla realizzazione del volume Caccia ai Tesori di Belluno.

Se avrete modo di fare una gita con Marta, potrete scoprire il magnifico patrimonio storico, artistico, etnografico e naturalistico del territorio bellunese.

La storia dell’arte è sempre stata la passione di Marta e proprio per questo si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Udine, iniziando poi pian piano a conoscere e ri-scoprire la storia e le tradizioni del Bellunese.

ACQUEDOTTO DI FISTERRE – conosciuto anche come “IL PONTE DELLE FONTANTE”

L’area di Fisterre si apre con la presenza del “Ponte delle Fontane”, manufatto che fin da epoca romana  portava acqua alle fonti cittadine. L’attuale ponte è opera del 1555 voluta dal prefetto Lorenzo Bragadin, successivamente ristrutturato nel 1750 sotto Matteo Badoer, come si legge sulla lapide ancora oggi murata all’ingresso del Parco verso Fisterre.

Il ponte si può percorrere a piedi e conduce all’ingresso del Parco di Mussoi.

Da qui le acque raggiungevano Belluno fornendo acqua alle fontane cittadine.

PARCO DI MUSSOI

Il Parco sorse verso la fine dell’Ottocento ad ornamento di Villa Pagani Cesa a Mussoi, per volontà dell’allora proprietario cav. Giorgio Pagani Cesa, ingegnere del Comune di Belluno e nipote di Papa Gregorio XVI Cappellari, nato a pochi passi di distanza da qui.

Questo verde luogo faceva da delizioso contorno allo storico edificio oggi conosciuto con il nome di Villa Clizia, palazzo settecentesco che conserva al suo interno delle preesistenze più antiche.

L’aspetto che maggiormente impressiona riguarda le gigantesche dimensioni degli alberi, che godono qui di un favorevole clima e condizioni del suolo. Tra gli alberi autoctoni si distinguono, per la maestosità, i faggi, le querce e i pioppi, mentre tra le specie esotiche spiccano l’albero dei tulipani, il pino dell’Himalaya, la tuia gigante, la tsuga occidentale e il noce americano

Molti degli alberi presenti offrono ad una fauna molto diversificata un sito dove nidificare, trovare riparo ed alimentarsi. E’ possibile sentire e osservare numerosi uccelli

quali picchi, merli, fringuelli, allocchi e civette ed ascoltare il gorgoglio dell’acqua del rio Bastian che attraversa il parco.

FONTANE NELLA STORIA

La parola fontana deriva dalla parola latina fontis che significa sorgente. È un elemento architettonico molto antico che, soprattutto in passato, serviva a raccogliere in una vasca acqua proveniente da una sorgente.

Con il tempo, le fontane sono diventate anche un vero e proprio elemento di decorazione, arricchite da statue di figure varie e da “giochi d’acqua” di grande effetto visivo.

La prima fontana (una semplice vasca di pietra che tratteneva l’acqua, risale a 2000 anni fa) è stata scoperta nell’attuale Iraq, antica città dei Sumeri. Anche al tempo degli Assiri e degli Egizi, le fontane erano delle vasche sollevate che catturavano l’acqua del fiume e che, attraverso una serie di canali, la trasportavano a caduta fino alla vasca più bassa.

PIETRA DI CASTELLAVAZZO

La pietra di Castellavazzo è un particolare tipo di marmo utilizzato da sempre nell’architettura bellunese, estratto nella zona di Castellavazzo, frazione di Longarone.

L’unica cava attualmente attiva è la Marsor, in località Olantreghe.

La pietra di Castellavazzo è particolarmente pregiata ed è stata molto utilizzata fin dai tempi antichi.

Si presenta in due colori diversi, grigio e rosso. Il  grigio è dovuto alla presenza di materiali argillosi e di grafite e si trova solitamente più in superficie, mentre il tipico colore rosso è dato dalla presenza di ematite e si trova più in profondità.

LO STEMMA DI BELLUNO

Bisogna aspettare i Greci e i Romani per trovare delle costruzioni con un meccanismo più simile alle fontane che conosciamo oggi. Queste popolazioni creando una rete di acquedotti sotto la città riuscirono a portare l’acqua corrente (di fiumi o di laghi) direttamente in superficie attraverso le fontane, le quali poi la distribuivano a tutta la città. Erano fondamentali per gli abitanti perché nelle abitazioni private l’acqua corrente non c’era ancora. Nelle epoche successive, le fontane iniziarono a decorare i giardini, diventando anche complesse opere architettoniche fino ad arrivare al loro maggiore sviluppo durante il Rinascimento e il periodo Barocco.

FONTANA DI SAN LUCANO

San Lucano (o Lugano) è uno dei patroni di Belluno insieme a San Joatà e a San Martino.

La fontana dedicata al santo è, molto probabilmente, la più antica tra quelle bellunesi.

Osserviamo da vicino questa fontana: le canne dalle quali fuoriesce l’acqua riproducono i due draghi dello stemma di Belluno, sembrano quasi dei cani e mostrano le loro forme medievali, mentre gli altri due, simili a dei becchi di papera, propongono delle forme ormai rinascimentali.

SANTI PATRONI DI BELLUNO

San Martino di Tours

Nato nel 316 d.C. in una Provincia dell’Impero Romano, dove ora si trova l’Ungheria, trascorse la sua infanzia a Pavia e il resto della sua vita in Francia dove è sepolto, nella città di Tours.

Fino ai 40 anni fu un soldato dell’esercito romano inviato in Gallia (attuale Francia), dove aveva il compito di sorvegliare le guarnigioni (le caserme d’oggi).

Fu proprio durante una ronda che accadde l’episodio che gli cambiò la vita. Era un inverno particolarmente freddo quando incontrò un mendicante seminudo, provando tanta pietà per lui, con la spada tagliò in due il suo mantello militare per donargli la sua metà. La notte seguente gli apparve in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello che diceva agli angeli: “Ecco qui Martino, il soldato romano…”. Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro. Colpito da questo sogno, si fece battezzare e diventò monaco, fondando la pirma comunità di monaci in Francia. Fu eletto vescovo nel 371 d.C. a Tours ma non abbandonò mai la vita monastica: visse in povertà e predicò la solidarietà nelle campagne.

Morì l’8 novembre del 397 d.C. ma la sua ricorrenza è l’11 novembre, giorno dei suoi funerali.

Proprio in questi giorni di novembre, ogni anno la temperatura solitamente si rialza, ricordando il suo gesto di generosità come recita un antico proverbio: “L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino”.

Il santo dà anche il nome al Duomo di Belluno che si chiama Cattedrale di San Martino.

 

SAN JOATÀ

San Joatà era un soldato, originario dell’Africa, che fu ucciso perché era cristiano. Subì la “tortura della ruota”, che doveva muovere per la lavorazione di diversi materiali: morì per sfinimento.

Come San Martino, visse nel III secolo. Le sue reliquie arrivarono a Belluno e sono conservate nella cripta del Duomo in una cassa di legno di pero, dipinta di verde.

Joatà fu un martire per anni celebrato dai bellunesi il 22 maggio.

Fu il primo patrono della città e lo si può vedere scolpito sopra la fontana in Piazza Duomo (Fontana di San Joatà) con i suoi vestiti da soldato, la sua spada al fianco e una ruota dentata, simbolo del suo martirio.

 

SAN LUCANO O SAN LUGANO

San Lucano fu vescovo di Sabiona, vicino Bressanone nel X secolo. Lucano predicava il vangelo tra gli abitanti delle montagne vicine, anche in lingua ladina e per questo fu apostrofato “l’Apostolo delle Dolomiti”.

Sul santo esistono molte leggende popolari, una di queste narra del mitico viaggio verso Roma per scusarsi col Papa perché durante una carestia, vedendo la gente ridotta alla fame, tolse il divieto di mangiare i latticini.

San Lucano, partito da Taibon in groppa a un asinello, sarebbe giunto a Roma sopra all’orso che lungo il cammino gli avrebbe sbranato l’asino e, appeso il proprio mantello a un raggio di sole, donò alcune pernici che riposavano sulle sue spalle al Papa. Vedendo tutto questo il Papa disse: “Vai Lucano, tu sei più santo di me“.

Visse in povertà, dormendo in una caverna e pregando in solitudine tra i monti e i boschi. Morì tra il 430 e il 440 d.C. e la sua ricorrenza è il 20 Luglio.

CARIATIDE

La cariatide è una scultura che rappresenta una figura femminile, utilizzata come colonna per dare sostegno e abbellire palazzi o fontane.

Stando al racconto dell’architetto romano Vitruvio, il nome Cariatide si rifarebbe alla “donna di Karyes“, una città greca dove le donne furono rese schiave dopo la sconfitta della loro patria, come punizione per l’appoggio dato ai Persiani.

In seguito, gli architetti greci le avrebbero raffigurate mentre reggevano il peso di edifici, per tramandare il ricordo dell’evento.

TELAMONE

Il Telamone è la variante maschile delle Cariatidi, ed è una scultura utilizzata in architettura con la funzione principale di colonna per dare sostegno a parti di edifici o di fontane, e secondariamente come abbellimento.

Il Telamone è un’importante figura della mitologia greca, in quanto nipote niente popò di meno che di Zeus.

La spiegazione di questo termine in architettura si deve all’architetto romano Vitruvio che, così come per le cariatidi, ne individua la genesi nella battaglia di Platea. Durante questa guerra, infatti, gli Spartani costruirono un portico sostenuto da statue rappresentanti i prigionieri Persiani, che vennero chiamate Telamoni e Cariatidi.

Per completezza d’informazione, questa tipologia di sostegno a figura umana la si trova già nella civiltà egizia.

GORGONI

Le Gorgoni sono mostri della mitologia greca. Si tratta di tre sorelle (Steno, Euriale e Medusa) raffigurate con ali d’oro, artigli di bronzo, zanne di cinghiale e serpenti al posto dei capelli.

Si racconta che pietrificassero chiunque le fissasse.

Di esse solo Medusa (la gorgona per eccellenza), era mortale

Il nome “gorgone” è entrato nel linguaggio comune per indicare una donna di aspetto orribile, mal curata e scarmigliata.

Una particolarità: al plurale diremo “le Gorgoni”, al singolare “la Gorgone”.

POZZO – differenza tra fontana e pozzo

Mentre una fontana è un struttura che versa l’acqua (proveniente da una sorgente o da un impianto idrico) in un bacino, attraverso dei tubi conduttori, il pozzo è costruzione dalla quale si estrae l’acqua delle falde acquifere, ovvero parti di roccia sotterranea dove è presente acqua in grado di salire verso l’alto per effetto della forza di gravità.

Una particolarità: al plurale diremo “le Gorgoni”, al singolare “la Gorgone”.

FONTANA DI SANTA MARIA DEI BATTUTI

La fontana di Sant’Elena si trova in Piazzetta Santa Maria dei Battuti.

La fontana è dominata dalla copia della statua di sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, qui rappresentata incoronata e accompagnata dalla croce.

La statua non è originale. Ma una riproduzione novecentesca dell’originale di fine Quattrocento che è conservato al Museo Civico di Palazzo Fulcis.

In origine però la statua decorava la fontana che fino al 1844 circa si trovava alla fine di via Mezzaterra, vicino alla scomparsa chiesa di Santa Croce.

La struttura della fontana a vasca circolare presenta il fusto centrale con le 4 canne a forma di testa di drago e un dado su cui sono scalpellati alcuni stemmi dei vari podestà veneziani che nella seconda metà del Quattrocento realizzarono e modificarono la fonte.